(Queste prime newsletter sono un’edizione speciale di Ramen & Soju. La struttura e le rubriche le scoprirai prossimamente, nelle normali edizioni, mentre queste Hagaki, che significa cartolina in giapponese, sono appunti sparsi dal mio viaggio tra Giappone e Corea del sud).
Una delle cose che mi sento dire spesso è proprio questa: ci sono così tanti posti da vedere nel mondo, vai di nuovo in Giappone?!
Lo capisco, anche io sono molto curiosa e vorrei vedere più posti possibili, ma il Giappone non è solo un viaggio per me. È tornare in un posto di cui mi sono innamorata, in cui sto bene, di cui voglio sapere e capire sempre di più e questo passa anche dal trascorrerci del tempo. Se ho un rimpianto è non avere capito prima che esisteva un luogo che mi faceva questo effetto, quindi devo recuperare.
E poi c’è così tanto da vedere: sono stata già (solo) due volte a Kyoto eppure anche in questo viaggio abbiamo fatto 30 km a piedi per visitare posti che non avevamo visto, e che mi sono sembrati imperdibili. A Tokyo ho assaporato anche il lusso di girare per quartieri residenziali senza la pressione delle tante cose che vuoi vedere la prima volta, o delle 5 cose assolutamente da vedere/fare/mangiare.
E a tal proposito: che palle queste 5 cose. Che tristezza ridurre tutto ai soliti, pochissimi posti.
Prima di partire, dopo aver prenotato quasi un anno prima, mi sentivo strana. Un po' pensavo a quanto male starò, di nuovo, al ritorno. Un po' ero nauseata da tutti i contenuti sul Giappone. Sembrava che chiunque fosse lì, e io ero quasi gelosa. Lo so, è una sensazione stupida e un po’ ingiustificata, ma il Giappone è un paese molto particolare, e io non voglio che si rovini.
Prima del COVID il Giappone ha avuto un aumento del turismo esterno enorme. In alcune città come Kyoto, che ha una rete di mezzi pubblici basata molto sui bus, questo ha creato, e crea anche oggi, molti problemi per i residenti.
Quello che da turisti apprezziamo - la funzionalità delle cose, il silenzio nelle strade, le file perfette, l'ora di punta che sembra quasi ordinata nella sua follia, la pulizia, i bagni pubblici puliti come quelli di casa, i loro modi - è frutto di una infinità di regole di comportamento che tutti rispettano per il bene della collettività. Anche con grande sacrificio.
L’idea che si arrivi qui senza un minimo di voglia di capirle e credendo di potersi comportare come si vuole, senza pensare che le persone attorno a noi fanno una vita che per noi sarebbe insostenibile, sono stanche, stanno lavorando, vivono lì, mi fa salire il sangue al cervello.
Sacro e profano
Sono tornata al Senso-ji, uno dei templi più belli e importanti di Tokyo.
In Giappone sono diffuse soprattutto due religioni, il buddhismo di cui il Senso-ji è appunto in tempio, e lo shintoismo che ha origine proprio qui. In poche parole lo shintoismo è una religione politeista, che ha come divinità i kami, cioè gli spiriti, che spesso hanno forme di animali. Ma anche lo stesso imperatore è considerato una divinità.
Tutto attorno al tempio sventolavano bandiere che raffiguravano alcuni Pokémon. L'intera zona era tematizzata.
Io sono una dei 121 milioni (stimati) di giocatori e giocatrici di Pokémon go, quindi ho cercato di capire se ci fosse un evento speciale. In pratica hanno creato dei percorsi, una delle nuova funzionalità del gioco, tra il tempio e il quartiere in cui si trova, Asakusa, che ti guidano alla scoperta del luogo ma anche a “gotta catch them all”. Io non riesco a immaginare un altro posto dove si possa unire un luogo sacro a un gioco.
O dove chi vende lapidi le realizza anche con le fattezze di Doraemon, o di Hello Kitty.
Fammi sapere se questa prima cartolina ti è piaciuta ❤️
E se trovi typo o imperfezioni di impaginazione mi scuso già, scrivere qui da mobile non è comodissimo devo dire.
Alla prossima Hagaki.
Grazie per essere qui!
Mi ritrovo molto nelle tue parole. Per me era il primo viaggio e mi è aumentata la voglia di conoscere meglio. Mi sono sentita bene, ho cercato il più possibile di essere una presenza discreta nelle città che ho visitato e non so spiegarlo, ma è una cosa che mi ha fatto stare bene.